In natura possiamo trovare l’oro puro o in leghe con altre sostanze, non necessariamente altri metalli.
L’oro è uno dei metalli più preziosi. Deve la sua fama, oltre che il valore che ancora oggi gli viene riconosciuto, alle caratteristiche e proprietà organolettiche che ne fanno un elemento assolutamente ineguagliabile.
L’estrazione dell’oro comporta un notevole dispendio, ma ne bastano 2 – 3 grammi per giustificare gli investimenti. E’ inoltre da considerare che l’oro può essere trovato un po’ ovunque nel terreno, nella “ganga” e anche nell’acqua di mare, ma in questi casi la percentuale di metallo prezioso è talmente scarsa da sconsigliare il tentativo di recupero.
Secondo alcune stime, da una intera tonnellata di crosta terrestre, si potrebbero ricavare soltanto 4 milligrammi di oro.
L’uomo ha comunque sempre trovato il modo di estrarlo, tanto che dalla sua scoperta ad oggi, si calcola ne siano state estratte 180.000 tonnellate, alle quali ogni anno se ne aggiungono altre.
Tra le caratteristiche più rinomate vi sono la densità e la duttilità.
L’oro ha infatti un peso specifico molto elevato inferiore solo al platino, pari a 19,3 g/cm cubo, ma mantiene una morbidezza tale da renderlo adatto a molteplici usi, il primo dei quali fu nel passato la coniazione di monete.
La duttilità consiste nella possibilità di lavorarlo molto facilmente, tanto che è possibile ridurlo a lamine molto sottili, addirittura fino allo spessore minimo di 1 decimillesimo di millimetro, senza che perda la propria omogeneità.
Allo stato puro esso è eterno e incorruttibile: non si scurisce, non si arrugginisce, è inalterabile.
Non stupisce quindi che ad esso si ricorra per gli usi più disparati.
Sebbene infatti l’oro puro trovi un impiego primario come forma di investimento, sotto forma di barre e lingotti, l’inerzia, la resistenza elettrica, nonché l’alto punto di fusione, lo rendono indispensabile nell’industria elettrica e elettronica, al pari dell’argento, e addirittura nella costruzione di veicoli spaziali.
Se stupisce questa circostanza, si pensi che l’oro è presente in quantità non indifferente nei computers di uso domestico, nonché nei cellulari e smartphone dove in percentuale è addirittura superiore ed è visibile ad occhio nudo. Basta rimuovere la batteria dal proprio alloggio per scoprire che i contatti brillano di metallo giallo.
Allo stato puro, per la tenerezza della sua composizione, non si presta invece all’uso in oreficeria.
Gioielli, monili, medaglie o orologi sono infatti forgiati ricorrendo a delle leghe, ovvero unendo l’oro puro ad altri metalli.
Questo influisce sia sul valore, che viene calcolato in base ai carati, sia sull’aspetto dell’oro stesso.
Per quanto riguarda il valore, è bene infatti tener sempre presente, che l’oro viene quotato sui mercati internazionali come oro puro, per il quale si determina un valore espresso in dollari per oncia di oro fino, dove l’oncia è una unità di peso che corrisponde a 31,1328 grammi.
L’oro in commercio nelle gioiellerie e presso i compro oro, non è invece oro puro, per i motivi che abbiamo indicato. E’ invece metallo con carature inferiori, a seconda della nazione, le più usate sono 18Kt, 16Kt e 14 Kt.
Il carato è una unità di misura che non si riferisce solo all’oro. Viene utilizzata anche per diamanti e pietre preziose e in questo caso equivale a 0,2 grammi. Con riferimento al metallo giallo, essa indica l’unità di purezza.
L’oro puro contiene 24 Kt, il che significa che quando per la lavorazione di utilizzano delle leghe con altri metalli, 24 sarà la misura sulla quale calcolare la purezza. Ad esempio, un monile composto per 18 parti di oro e 6 parti di rame e argento, sarà marchiato con la dicitura 18 Kt.
Curiosa è l’origine di questa unità di misura, che si richiama ad una moneta tedesca, chiamata marco come quella moderna, ma composta di oro allo stato puro e che pesava 24 carati, ovvero 4,8 grammi.
Come già accennato l’oro da gioielleria è in realtà una lega, nella quale l’oro è unito ad altri metalli, al fine di aumentarne la rigidità e con la conseguenza, a volte, di variarne il colore, che dal giallo varia al rosso o al bianco a seconda della composizione.
In genere a tale scopo si utilizzano rame e argento: il pregiato oro bianco è composto a oro e nichel, argento o palladio in proporzioni rispettivamente pari a 75% e 25%; la presenza di di rame (20%) e argento (6,5%) , dà invece origine all’oro rosa.